”Guarda quelle nuvole. Ci sarà un bel temporale se vengono da questa parte”. […] ”Per questo hai l’aria triste?” ”Chi, io ? No, non mi dispiace la pioggia estiva. Anzi, mi piace. E’ il tipo che preferisco.” ”Il tuo tipo di pioggia preferito?” ”Bè, a me piace la pioggia prima che cada”. ”Però prima che cada non è proprio pioggia, tesoro”. ”E allora cos’è?” ”E’ solo umidità. Umidità nelle nuvole”. […]” Sai, Thea, non esiste una cosa come la pioggia prima che cada. Deve cadere altrimenti non è pioggia”. […] ”Certo che non esiste una cosa così,” ”E’ proprio per questo che è la mia preferita. Qualcosa può ben farti felice, no? Anche se non è reale.”
Jonathan Coe ha scritto dei libri bellissimi e quasi sempre centrati sull’attualità della società inglese. Pur avendo avuto molti riconoscimenti anche in patria le sue vendite migliori sono all’estero, in particolare Francia e Italia. Proprio lui narra che quando viene intercettato tra le vie di Londra da lettori che lo riconoscono, spesso questi sono proprio italiani.
La pioggia prima che cada è una storia di vita, narrata da una signora anziana, che decide di togliere il disturbo da questo mondo e, aspettando di andarsene, sceglie 20 fotografie e, attraverso di esse, rivive la sua vita ed evoca mille ricordi. Le commenta incidendo delle cassette, che ci vengono narrate dalla nipote che le trova. E’ strano sentire la voce di una persona che non c’è più, che ci dice di non permettere al presente di cancellare il passato.
Il racconto è un album di fotografie espressive, di ricordi, di immagini; è singolare la capacità di accoppiare parole a immagini, trovando proprio le parole più giuste che aiutano a immaginare colori, forme, edifici, paesaggi, corpi, volti.
Nella la narrazione c’è un momento in cui viene descritta l’espressione “la pioggia prima che cada”, capace di congelare l’attimo dell’irreale e il senso di un attimo di felicità.