In questi giorni sono comparsi in un angolo del mio laboratorio molti scatoloni e dei sacchi neri, sì , quelli condominiali per la spazzatura, pieni…
E no, malgrado il periodo nero non ho ho deciso di riconvertire la mia attività nel riciclaggio, semplicemente ho dovuto recuperare nella cantina di un amico, gentilmente prestatami una decina di anni fa, tutti i prototipi e le prove e i “numeri uno” di 40 anni di oggetti TAIL.
Nei prossimi giorni, dopo libri, audiocassette e CD, vecchie foto e migliaia di diapositive ( no, i vinili non li mollerò mai! ), dovrò procedere a una cernita accurata tra questi cimeli. Non sarà per niente facile!
È che dietro ad ogni oggetto c’è sempre una storia, un processo creativo molto basico, per carità, ma che stranamente spesso mi ricordo perfettamente. Varianti di colori, di dimensioni, tutte quelle cose con cui ancora al presente mi confronto, dopo tanti anni di lavoro.  Epoche lontanissime, di fiere, di incontri, di anni 80 e 90, tanto criticati, ma che oggi per alcuni aspetti, puramente materiali lo ammetto, appaiono come l’età dell’oro.
Ho cominciato ad aprire le confezioni rendendomi subito conto che, quando ripercorri anni di  vita professionale, capisci come sei e come lo sei diventato. Inevitabilmente il mestiere di fare l’artigiano segue un filo quasi logico, è una strada tracciata che hai percorso  senza accorgertene.  Ritrovi canoni e costanti che non hai mai deciso tout court, la scelta dei colori, spesso tono su tono, la natura e le suggestioni dei viaggi, il mondo naturale, animali e fenomeni, libri e musiche e, concedetemelo, una certa ironia.

Capisco davvero gli amici che da anni mi ripetono che, perseguendo il mio fine di alleggerire, togliere e semplificare, di riusare materiali fino ai minimi termini, potrei finalmente riuscire a vendere aria…
Ma non succederà, lo so, perché se potrò conservare la curiosità di sempre, viaggiare di fatto e con la fantasia, continuerò a proporre oggetti, magari inutili come a volte mi dicono ma, permettete, spesso molto belli e soprattutto originali. Alla faccia di chi a volte ha tentato di copiarli pari pari, fortunatamente senza rovinarmi il gioco.
Aprirò le confezioni con calma, senza particolare fretta, e quando troverò qualcosa di significativo, magari con una storia , pubblicherò qualche immagine.

Intanto, durante un dormiveglia mattutino, ho pensato che mi piacerebbe passare questo periodo troppo sospeso su un’isola, magari in Grecia. Accidenti, l’isola mi manca, la voglio realizzare, l’isola che non c’è!

Un paio di giorni di studio creativo (leggi pasticci) e adesso l’isola c’è! Sempre più piccola e leggera, una miniatura, ma ancora visibile. Un paesino circondato da pascoli per capre e poi dal mare. Potremmo vederci lì?

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