Scegliere la vecchia casetta Bauhaus chiamata Walden, caratterizzata dai cerchietti con gli alberi, evocava il sogno di vivere immersi in una foresta, sull’esempio di Thoreau. Il momento di difficoltà che stiamo vivendo mi ha ispirato qualcosa di un po’ diverso: ora è semplicemente la casa da cui desidereremmo  fuggire, con tutte le nostre forze, stufi di rimanervi rinchiusi. In soffitta c’è la bicicletta e sopra il tetto i nostri progetti di cicloviaggio, che ora più che mai sono confinati nella categoria del sogno.

 

No, decisamente nella nostra casa non ci stiamo per niente bene, anche se tutto vuol farci credere che tra social ed elettronica di consumo siamo connessi con l’universo. Siamo fermi da troppo tempo, circondati da mappe di ogni dove, cartacee e digitali. Ci agitiamo a tal punto che anche i muri, che a questo punto immagino dotati di insospettabile empatia, si deformano, e sembra che anche loro vogliano andare da qualche altra parte…

Se conoscete qualcuno che si possa immedesimare in questa situazione (o se lo siete voi stessi) , potreste donargli una di queste piccole opere: potrebbe ricavarne nuovi spunti  immaginandosi mentre pedala l’altopiano del Pamir, cerca un angolo nascosto dove piantare la tenda sulle coste della Sardegna o mentre si perde nello sfumare delle lagune boliviane. E soprattutto lo aiuti a metterlo in pratica nella realtà, insomma provi a liberarsi quanto prima. O da viaggiatore esperto sarà felice di ricordare i bei tempi, quando si poteva partire, e potrebbe aggiungere qualche cerchio con le sue future destinazioni.

 

 

 

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